L’Istituto di Studi Etruschi ed Italici dal Secondo Dopoguerra ad oggi

Nel Secondo Dopoguerra, data l’unificazione degli Statuti e dei Regolamenti delle Società Culturali e delle Accademie poste sotto la tutela e la vigilanza statale, si provvide alla riforma dello Statuto e del Regolamento dell’Istituto, che assunse la denominazione di Istituto di Studi Etruschi ed Italici, esplicitando così anche nella denominazione la volontà di inquadrare gli Etruschi nel contesto degli altri popoli dell’Italia preromana. Dopo varie modifiche e passaggi, si arrivò al nuovo Statuto approvato nel 1951. Questo dichiarava che l’Istituto “ha per scopo di promuovere, intensificare e coordinare tutte le iniziative scientifiche che possono contribuire alla soluzione dei vari problemi inerenti all’origine e allo sviluppo delle civiltà etrusche e italiche” con un apprezzabile ampliamento del campo di interesse e una più solida visione storica.

Mantenendo gli obiettivi scientifici ed organizzativi antecedenti alla II Guerra Mondiale, l’Istituto prese sede al secondo piano dell’ala ovest del palazzo del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, sulla base di quello stretto legame fra le istituzioni che già in fase risorgimentale era stata alla base della creazione del Museo Etrusco e della Deputazione Archeologica preposta ai Musei e alle antichità etrusche.

Secondo questo nuovo Statuto (art. 7), i membri erano distinti in due categorie, ordinari (in numero massimo di 40) e corrispondenti (in numero illimitato); i membri stranieri potevano essere solo corrispondenti. Nell’elenco del 1952-1953 si contano 74 membri ordinari, 8 corrispondenti italiani (fra cui Paolo Enrico Arias, Giovanni Lilliu, Nino Lamboglia, Guglielmo Maetzke, Gian Battista Pellegrini, Guido Achille Mansuelli) e 16 corrispondenti stranieri (fra i quali Å. Åkerstrom, J.D. Beazley, R. Bloch, Fr. De Ruyt, E. Gjersted, J. Heurgon, K. Olzcha, G. Richter, P.J. Riis). Si contano inoltre 28 membri ordinari stranieri, ancora eredità del precedente Istituto Internazionale, fra  i quali si ricordano A. Grenier, K. Kerenyi, B. Nogara, M. Rostovtzeff, E. Sittig, F. Sittig, E. Vetter.

Si mantenne in seno all’Istituto il C.P.E. con i relativi soci aggregati, i quali contribuivano alla vita dell’Istituto con una somma di denaro fissata dall’assemblea dei membri ordinari.

Il Consiglio direttivo (art. 10) era composto da un Presidente e Segretario (che svolgeva anche le funzioni di Direttore del C.P.E.), scelti fra i membri del Consiglio che risiedevano a Firenze, e da sette membri a rappresentanza delle sezioni tradizionali dell’Istituto (art. 5). Le sezioni erano inoltre dirette da Commissioni formate dai soci ordinari, all’interno delle quali almeno un componente doveva risiedere a Firenze. Una norma transitoria (art. 24) disponeva la Presidenza a vita per Antonio Minto, quale fondatore dell’Istituto e suo presidente dalla nascita.

Con l’art. 16 si istituiva la possibilità di avviare Comitati di rappresentanza dell’Istituto in Stati esteri, anticipando per così dire le modalità delle attuali Sezioni. Tali comitati dovevano essere formati da un socio corrispondente o ordinario di ciascuna sezione e dal direttore (se esistente) della rispettiva Scuola Straniera in Roma.

Pur nell’assenza di una dotazione fissa annua, l’Istituto ebbe come compito imprescindibile l’edizione della rivista Studi Etruschi. Il problema finanziario si fece sempre più urgente, tanto che nel 1957, sotto la Presidenza di G. Devoto, succeduto al Minto scomparso nel 1954, l’assemblea dei membri ordinari formulò il voto che “all’ordine del giorno della prossima Assemblea sia posta la discussione del problema della sua sopravvivenza o del suo scioglimento, se non sarà assicurata dal Ministero una dotazione annua di 2 milioni necessaria per l’attività minima dell’Istituto”. Nella lettera di Devoto, diramata a Senatori e Deputati, si sottolineano le avverse condizioni dell’Istituto e il suo carattere di Ente internazionale. Cominciano qui alcuni dei problemi che poi hanno caratterizzato la vita dell’Istituto in questi ultimi decenni.

Tale Statuto ha avuto sostanzialmente poche modifiche in quelli deliberati successivamente con D.P.R. del 19 ottobre del 1965, n. 1564, e quindi del 18 marzo del 1989 con il quale il nome cambia in Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici.

Le modifiche più rilevanti appartengono allo Statuto del 1965. Dal testo emerge come fu dismesso il C.P.E., sebbene rimanessero in seno all’Istituto i membri aggregati che a questo si riferivano, e furono abolite anche le Commissioni delle singole sezioni. Nell’art. 1 si modifica e si intensifica la formula inerente lo scopo dell’Istituto, che adesso promuove, intensifica e coordina “le ricerche e gli studi sulla civiltà degli Etruschi e subordinatamente degli altri popoli dell’Italia antica”, dando un respiro maggiore alla precedente versione. Oltre a rendere i membri stranieri una categoria distinta, quindi non più fra i corrispondenti, si definiscono in maniera esplicita i criteri di cooptazione dei membri nazionali ordinari e corrispondenti e dei membri stranieri, che dovranno essere “studiosi qualificati che hanno contribuito e contribuiscono in modo rilevante o apprezzabile al progresso degli studi di etruscologia e di antichità italiche, nel campo della storia, dell’archeologia, della storia delle religioni e della cultura, dell’epigrafia, della linguistica e delle discipline naturalistiche”.

Accanto a questi aspetti, lo Statuto del 1965 rinnova la regolamentazione dell’Assemblea (art. 4), della formazione (art. 5) e delle funzioni (artt. 6-8) del Consiglio direttivo e della Giunta, delle Comissioni speciali (art. 9), delle sezioni locali ed estere (art. 10). Colpisce in particolare come il vincolo della residenza a Firenze sia adesso attribuita solo al Segretario generale, svincolando così il Presidente (rimanendo comunque vincolante che il Presidente o il Vice-Presidente debbano risiedere a Firenze). Tale cambiamento non può essere disgiunto dall’episodio dell’anno precedente (1964), che vide la rinuncia alla presidenza di G. Pugliese Carratelli per il suo cambio di residenza da Firenze a Roma. Il primo Presidente non residente è stato poi M. Pallottino, in carica dal 1972 al 1995.

Infine, con l’ultimo Statuto, quello del 1989, non si hanno modifiche sostanziali se non per la nuova denominazione dell’Istituto, che diventa Nazionale, e per l’incremento dei membri ordinari da 40 a 50, come prospettato dal Presidente Pallottino nell’assemblea dei soci ordinari del 13/05/1987 (StEtrLV, 1989, p. 386), nel quale viene nuovamente adottato come simbolo dell’Istituto la moneta di Populonia con la chimera. Con l’assemblea del 6/12/1987 tali proposte vengono approvate assieme alla “modifica della struttura del Consiglio Direttivo per una maggiore rappresentatività dei soci non residenti a Firenze” (StEtrLV, 1989, p. 387). Va però osservato che quest’ultima proposta e questo importante auspicio, approvati dall’Assemblea e assolutamente condivisibili, non trovano riscontro nel nuovo Statuto del 1989 che su questo punto non registra cambiamenti rispetto allo Statuto del 1965. E’ certamente un problema da riprendere.