L’Istituto e la sua storia

Nel corso del XX secolo la disciplina etruscologica ha conseguito una autonomia sempre maggiore fra le scienze dell’antichità sia nella ricerca che nell’insegnamento universitario, ma anche nella tutela e nella valorizzazione. In questo processo di rinnovamento l’Istituto di Studi Etruschi ha avuto un ruolo determinante con la sua rivista, le sue pubblicazioni, i suoi congressi e le sue iniziative. L’Istituto infatti ha avuto ed ha tuttora lo scopo di “promuovere, intensificare e coordinare le ricerche e gli studi sulla civiltà degli Etruschi e subordinatamente degli altri popoli dell’Italia antica” (art. 1 dello Statuto).

Queste le date più significative della sua storia:

All’origine dell’Istituto, stando alle considerazioni di Antonio Minto, ci fu una interessante fase risorgimentale del tutto dimenticata. L’interesse per gli Etruschi aveva avuto infatti un primo punto di riferimento nella Deputazione Archeologica preposta ai Musei e alle antichità etrusche la quale, sulla scia delle altre Deputazioni regionali profondamente intrecciate con il processo di unificazione nazionale, aveva come compito la vigilanza sui monumenti, gli scavi e le collezioni del territorio dell’Etruria centrale. Solo nel 1925 e quindi molto più tardi, riallacciandosi in qualche modo a questi presupposti,uomini di cultura e studiosi avvertirono l’esigenza di organizzare e unificare l’interesse e le ricerche sulla civiltà etrusca e costituirono un Comitato Permanente per l’Etruria in considerazione del fatto che i risultati delle scoperte archeologiche e le acquisizioni speculative nell’ambito della scienza dell’antichità richiedevano campi di ricerca specialistici e per così dire dedicati. Questo è il vero atto di nascita dell’Istituto. L’anno successivo (1926) ci fu il Primo Convegno Nazionale Etrusco e due anni dopo (1928) il Primo Congresso Internazionale Etrusco. Tra i due Convegni (1927) si ebbe la pubblicazione del primo volume della rivista Studi Etruschi, a riprova di un interesse che coincide con l’affermazione dell’etruscologia, ormai intesa come scienza autonoma dal carattere pluridisciplinare. Fortemente indicativa sotto questo profilo l’articolazione della rivista in sezioni dedicate alla storia e all’archeologia, alla lingua e all’epigrafia, alla naturalistica, un’articolazione che, per quanto semplificata rispetto ai progressi della ricerca, il Comitato di Direzione della Rivista ha voluto conservare in omaggio a una tradizione solida e ancora condivisibile.

In seguito ai voti espressi nel corso del Primo Congresso Internazionale Etrusco, nel 1932 viene creato l’Istituto Internazionale di Studi Etruschi il cui oggetto di ricerca era l’Etruria e “in genere le civiltà antiche dell’Italia media occidentale”, con una prima apertura verso il mondo italico che di lì a 15 anni sarebbe stata ben più esplicita. Le attività di ricerca dell’Istituto si mossero in varie direzioni con iniziative finalizzate prioritariamente alla preparazione di repertori: un archivio scientifico dei monumenti  e dei musei, italiani ed esteri; la pubblicazione di una Carta Archeologica d’Italia al 100.000; l’aggiornamento del Corpus Inscriptionum Etruscarum, in collaborazione con l’Accademia Prussiana delle Scienze; la raccolta delle fonti classiche sugli Etruschi; la realizzazione di una carta delle coltivazioni minerarie antiche. L’Istituto si fece inoltre promotore di tavole rotonde su argomenti specifici come l’iscrizione del cippo di Perugia o il ritratto. Fu avviata una serie monografica “Città e necropoli d’Etruria”, che ricalcava il titolo dell’opera di George Dennis. Dal 1943, su finanziamento della Banca Nazionale del Lavoro, l’Istituto concepì la serie “Quaderni di Studi Etruschi”, dedicata all’esplorazione del sito di Cetona, dimostrando così interesse verso la ricerca delle fasi formative della civiltà etrusca. Fu promossa ed avviata inoltre l’esplorazione della città di Roselle, interrotta nel 1942 con il proposito di offrire uno studio diacronico (dalla preistoria fino al tardo-antico) ed interdisciplinare di un insediamento etrusco.

Sono iniziative nate in un clima di entusiasmo e di grande vivacità culturale e operativa, che a volte sono arrivate a compimento e a volte purtroppo non hanno avuto seguito per mancanza di fondi o per la scomparsa dei promotori. Sarebbe auspicabile una loro ripresa. Ma il risultato scientificamente più apprezzabile si registra nel passaggio della ricerca da pluridisciplinare a interdisciplinare, secondo direttive date da Massimo Pallottino già nella prima edizione della sua Etruscologia.

Nel secondo dopoguerra la storia dell’Istituto coincide con una nuova svolta negli studi etruscologici: la necessità di inquadrare gli Etruschi nel contesto degli altri popoli dell’Italia preromana e anche dell’area mediterranea e centro-europea. Alla modifica dello Statuto (1951) che formalizzava questo allargamento con la denominazione Istituto di Studi Etruschi ed Italici, si affiancò infatti una attività di sostegno e di coordinamento delle ricerche caratterizzate da un orizzonte cronologico e geografico assai più esteso che in passato per cui il suo campo di interesse divenne non solo più ampio, ma anche e soprattutto storicamente più valido. Del resto sono continui e culturalmente proficui i contatti (e conflitti) che gli Etruschi hanno avuto con i popoli italici, dell’Europa e del Mediterraneo per cui lo studio degli uni non può prescindere da quello degli altri.

Per ulteriori approfondimenti sulla Storia dell’Istituto vedi anche:

Per un recente contributo sul tema si veda anche

G. Sassatelli, Alle origini dell’Istituto Nazionale di Studi Etruschi: ricerca, tutela e valorizzazione, in Immaginare l’Unità d’Italia. Gli Etruschi a Milano tra collezionismo e tutela (Atti del convegno internazionale, Milano 2019), Milano 2020, pp. 201-216.